Siamo disposti a invertire la nostra logica? Commento al Vangelo del 15 ottobre 2017, XXVIII domenica del T.O.

Il Servo di Dio don Tonino Bello avrebbe parlato di “convivialità delle differenze”. Papa Francesco parlerebbe di “periferie esistenziali”. Generalmente quando si organizza una festa si invitano persone ragguardevoli, quelli che possono ricambiare con un dignitoso regalo, quelli a cui particolarmente si tiene. Non solo, ma la festa pone delle condizioni: vestirsi in un certo modo, l’offerta del dono di un certo valore, la sala adibita secondo determinati criteri creando un ambiente che esula dalla realtà. Il trucco delle donne per esempio, non mostrerebbe una certa ferialità, ma potrebbe nascondere un volto rigato dalle lacrime di una particolare sofferenza. L’abito elegante di chi lo indossa potrebbe coprire le piaghe provocate nell’anima e nel corpo da un dolore lancinante che violenta la quotidianità dell’uomo. Il sorriso stampato e obbligatorio per quella circostanza potrebbe essere una maschera che velerebbe la vera identità dell’invitato. 
Gesù ci propone di invertire le cose. Una festa non può essere vissuta in maniera intimistica ed egoistica, ma dovrebbe essere un momento di condivisione non solo con chi ti sta simpatico e chi può offrirti il regalo migliore, con chi si veste elegante e chi arriva col sorriso stampato, ma dovrebbe diventare occasione di convivialità e di comunione. Immaginate un po’ se a una festa si invita un parente con cui non ci si parla da tempo. Immaginate se a una circostanza di particolare gioia si inviterebbe un amico con cui c’è stata qualche incomprensione tanto da rompere una antica amicizia. Immaginate se ad un pranzo di Natale o di Pasqua, o al cenone di Capodanno si invitano i poveri del nostro condominio o gli anziani che vivono nella morsa della solitudine. 
Immaginate un po’ se alle cene di beneficenza delle nostre comunità parrocchiali piuttosto che invitare chi ha profumatamente pagato per sovvenire alle necessità della parrocchia, invitassimo i poveri del nostro quartiere con gli stessi soldi dei benefattori, magari degli stessi parrocchiani. Immaginate se la notte di Natale o di Capodanno, dopo la solenne liturgia, ci recassimo negli ospedali a cantare la “Santa allegrezza” o “Tu scendi dalle stelle” o l’ “Exultet” al capezzale dei malati. Immaginate un po’ se la domenica si organizzasse nelle nostre comunità cristiane un pranzo da condividere nella semplicità e nella gioia della comunione con tutti, poveri e ricchi, buoni e cattivi, bianchi e neri. 
Immaginate una vera rivoluzione di logica! Ed è questa rivoluzione che Gesù richiede da ogni cristiano in modo particolare. Ecco perché la parabola evangelica di questa domenica ci propone l’immagine della festa aperta a quelli che si trovano “ai crocicchi delle strade” a “tutti quelli che troverete”, a quelli cioè che si trovano nelle periferie, a quelli che esprimono nella loro condizione di povertà le “periferie esistenziali”. 
È da questa inversione di marcia che potrebbe scatenarsi una rivoluzione evangelica generando una vera e propria “convivialità delle differenze”, dove tutti si sentono accolti e partecipi di ogni momento della vita. 
Siamo disposti ad invertire la nostra logica?
Don Onofrio Farinola

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