«Correvano insieme tutti e due» Commento al Vangelo del 16 aprile 2017, Risurrezione del Signore

Carissimi Amici, pace e bene e tantissimi auguri di buona Pasqua! Anche quest’anno il Signore ci dona la grazia di celebrare nella nostra vita il mistero della redenzione, il sacramento della rinascita. Ancora una volta ci ritroviamo a celebrare la Pasqua, ma ci chiediamo: con quale spirito? Che senso ha rivivere ogni anno questo momento? Che impatto ha nella mia esistenza questo straordinario evento divino? Non ci trovino impreparati questi interrogativi, tanto da non essere in grado di saper rispondere adeguatamente. La fede è fatta di molte domande e di poche risposte. Con la fede non è facile darsi improvvisamente una risposta, ma è necessario un percorso interiore non indifferente. Le domande sono l’incipit di un percorso spirituale profondo. Sono gli interrogativi che spronano a intraprendere con piena consapevolezza e con dedizione il percorso della fede. Non possiamo ancora accontentarci di una fede senza domande e anche senza risposte. Non possiamo cullarci in una fede di stampo devozionistico e superficiale. Non faremmo altro che sminuire il senso stesso della fede. Se la nostra fede fosse superficiale e relegata a un catechismo da iniziandi, abbiamo vanificato la fede stessa, l’abbiamo svuotata della sua portata, l’abbiamo ridotta a mera ripetitività di riti e tradizioni, l’abbiamo spogliata della sua essenza divina, l’abbiamo denigrata nella sua profonda e divina dignità. 
Potreste chiedermi: che c’entra il discorso della fede con gli auguri pasquali? Ricordate cosa dice san Paolo nella sua prima lettera agli abitanti di Corinto? «Se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede» (1Cor 15,14). Il fondamento della nostra fede è la risurrezione di Cristo. L’evento pasquale si fonda sulla risurrezione di Signore Gesù. La fede nasce da quell'avvenimento straordinario che ha irradiato nel mondo una luce nuova, una nuova linfa vitale, quale è appunto la risurrezione. Non si può parlare di risurrezione senza alludere esplicitamente alla fede. Come è vero il contrario, non si può fondare la fede cristiana senza andare all'origine, alla risurrezione appunto. 
Meditando le pagine della Scrittura che la Chiesa ci propone nel giorno di Pasqua possiamo renderci conto come va vissuta la fede. C’è una parola che accomuna la liturgia della Parola di questa santissima domenica: testimonianza. Il banco di prova per la nostra fede è la nostra testimonianza. Nella prima lettura degli Atti degli Apostoli noi leggiamo che Pietro prese la parola. La fede dà voce all'anima, infonde audacia nella comunicazione, rende la comunicazione un annuncio profetico, riveste le parole di coraggio. Prendere la parola vuol dire anche dar voce alla fede. Chi ha fede ha voce e chi ha voce ha fede. 
Non sembri un gioco di parole ma sto cercando di dar voce al messaggio che desidero trasmettere e condividere perché possiamo aiutarci a rinnovare e a rimotivare la nostra fede, forse un po’ assopita, fragile, svuotata del suo significato più profondo, superficiale. Mai come oggi siamo chiamati a dar voce alla nostra fede. Cioè, mai come oggi la nostra testimonianza deve essere profonda, visibile, concreta, profetica, audace, generosa. L’odierna società con le sue mille contraddizioni ci sprona non a ridimensionare il nostro annuncio ma a far sì che il tono della voce del nostro annuncio sia più alto. Prosegue il testo degli Atti riportando le parole di Pietro: «Noi siamo testimoni … [Dio] ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare». Ancora una volta si mette in risalto la dimensione della testimonianza, o la dimensione missionaria della fede nella risurrezione del Signore Gesù. La fede è essenzialmente missionaria. 

Nel giorno di Pasqua siamo dunque chiamati a rinnovare il fervore dell’annuncio cristiano, la dinamicità della testimonianza, la profeticità della fede, scacciando da noi la tentazione della noia, della ripetitività, della tiepidezza spirituale. La prima parola detta dal Risorto è proprio andate, ossia annunciate, predicate, testimoniate, evangelizzate. In questo modo si mette in moto la nostra fede. Ancora, la seconda lettura ci propone il testo di san Paolo ai Colossesi: «Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù». È un invito a spingersi oltre, a superare le barriere di ogni confine, a universalizzare la testimonianza di fede. È come dire, non accontentavi di essere terra terra. 

Una fede missionaria, e quindi una fede intrisa di testimonianza, è una fede in uscita, come direbbe il nostro amato Papa Francesco. 
Infine la pagina del Vangelo di Giovanni ci propone l’annuncio di Maria di Magdala dopo l’esperienza del sepolcro vuoto. L’evangelista precisa che Maria corse. L’esperienza della risurrezione ha reso i suoi passi più spediti, le ha permesso di prendere il volo, l’ha resa intrepida annunciatrice di nuove notizie. Trepidante di gioia per l’evento di grazia vissuto, la donna di Magdala prende la rincorsa per andare dai discepoli ad annunciare l’accaduto. Un cristiano deve correre, è un atleta della fede. Come Maria, la Madre del Signore Risorto, che sin dal primo momento ha preso la rincorsa e da allora non si è mai più fermata. 
Carissimi Amici, lasciamoci illuminare dalla luce della fede che nasce proprio il giorno di Pasqua. Lasciamoci attrarre dalla luce che emana in questo giorno santissimo di Pasqua. È necessario attingere per poter annunciare, testimoniare. Anche noi alziamo il braccio e tendiamo la mano per attingere la fiamma che arde dal Cero Pasquale. Quella fiamma arda nei nostri cuori, infiammi la nostra testimonianza, alimenti la lampada del nostro spirito di credenti. 
Tantissimi auguri di buona testimonianza! 
Padre Onofrio Antonio Farinola
Sacerdote cappuccino 

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