«Credo, Signore!» Commento al Vangelo del 26 marzo 2017 IV domenica di Quaresima

Dopo il meraviglioso incontro tra Gesù e la Samaritana domenica scorsa, nella liturgia di questa quarta domenica di Quaresima assistiamo all'incontro tra Gesù e un uomo cieco. Se nella liturgia della scorsa domenica emergeva il simbolismo dell’acqua, chiaro rimando al Sacramento del Battesimo, oggi emerge quello della luce, allusione anche questo al Battesimo. Acqua e luce sono dunque un rimando esplicito al significato battesimale. Si sono rotte le acque si dice di una donna che sta per mettere al mondo un figlio, ma si dice anche viene alla luce una nuova creatura. Acqua e luce sono espressioni vitali, richiamano la nuova vita. Il Battesimo è il Sacramento della vita. C’è una nascita spirituale dell’uomo che viene accostato al fonte battesimale, richiamo al grembo della Chiesa. È in quel grembo che si rompono le acque e da quel grembo fuoriesce il bagliore di luce della nuova vita divina. 
L’esperienza della rinascita in Cristo, e quindi la nascita spirituale, l’ha vissuta quell’uomo cieco dalla nascita che incontriamo nella pagina del Vangelo odierno. È l’incontro con Gesù di Nazareth che gli offre l’opportunità di una rinascita interiore, spirituale, del cuore. Nel brano giovanneo troviamo comunque presenti insieme i due elementi naturali che richiamano la vita e il Sacramento del Battesimo: l’acqua e la luce. Infatti si parla di una piscina, quella di Siloe, dove il cieco deve andare per lavarsi, e si parla della luce quando quel cieco riceve il dono della vista. 
«Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». Cristo è la luce, è la vita dell’uomo, è colui che da senso alla vita umana, che la riempie, la illumina, la purifica. E chi vive l’incontro con lui, fa l’esperienza della rinascita, viene alla luce. L’incontro con il Signore Gesù è un’esperienza vera di conversione, aspetto emergente nel tempo quaresimale. La conversione è preludio alla rinascita, ossia alla nascita spirituale. È un incontro vitale quello con Gesù, un incontro che cambia l’esistenza, la riconverte, la rigenera. Il discorso evangelico poi, mette in risalto l’ottusità dei Giudei, i quali fanno fatica ad accettare e ad ammettere ciò che è avvenuto nella vita dell’uomo che era cieco sin dalla nascita. È una visione legalista quella dei farisei, i quali, nonostante il segno della vista donata all’uomo, continuano imperterriti a sostenere che è vietato “fare miracoli” in giorno di sabato. Quella visione legalista impedisce loro di vedere, non offre l’opportunità di cogliere la luce del Signore in qualsiasi momento, che sia di sabato o un altro giorno della settimana, li imprigiona in un sistema umano ristretto che li rende ottusi e caparbi dinanzi all’amore incondizionato di Dio. Di un Dio che non bada a giorni o a spese per far dono di una nuova vita. 
Verso la fine del brano del Vangelo ritroviamo il dialogo tra Gesù e colui che ha ricevuto il dono della vista. A questo punto il Maestro gli chiede di esplicitare un atto di fede, quella fede che è stata messa a dura prova quando richiamato dai Giudei doveva praticamente annientarla, doveva abiurare pubblicamente. «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Gli chiede Gesù. E di rimando l’uomo chiede approfondimenti: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». E ancora Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te».. E conclude solennemente l’uomo: «Credo, Signore!». 
Quella fede avuta in dono con la vista ora è proclamata, è vissuta. La fede, e quindi il Sacramento del Battesimo, non è donata perché resti imprigionata nel cuore umano, ma perché susciti nell’animo lo spirito missionario, il desiderio dell’annuncio, l’entusiasmo dell’evangelizzazione. Il Battesimo non è frutto di una mera tradizione, ma è quel segno indelebile che scuote il cuore dell’uomo perché annunci la sua esperienza di vita, diffonda la luce della stessa esperienza di fede, proclami la bellezza di una vita riconvertita. 
Lo stesso movimento dello spirito avvenne nella donna di Samaria che abbiamo incontrato la scorsa domenica, la quale, dopo l’incontro con Gesù, scappa in città per annunciare ai suoi concittadini l’esperienza di fede e mostrare il cambiamento che quell’esperienza le ha provocato nell’intimo, nelle profondità della sua anima. 
La Samaritana e l’uomo che era cieco hanno fatto l’esperienza del Battesimo, di una nuova nascita spirituale, di una nuova luce della fede, di un nuovo bagno rigeneratore. Anche noi, sui loro passi, nel costante dialogo con Gesù, siamo chiamati a riscoprire la bellezza del nostro Battesimo per sentirci motivati nella nostra fede ed essere autentici testimoni di una vita limpida e luminosa. 
Padre Onofrio Antonio Farinola
sacerdote capuccino

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