Ultimo giorno della nostra Beata Madre Giuseppina Vannini. 22 febbraio 1911

« Passò tranquilla le prime ore della notte, benché un po' affannata per il continuo discorrere quasi convulso. Verso le ore undici sull'esortazione replicata di suor Camilla di riposare, per non stancarsi troppo, ubbidì, e parve addormentarsi, ma fu sonno o assopimento?... niuno lo saprà mai! Verso le ore due accorgendosi suor Camilla di un respiro insolito si avvicinò per osservarla più d'appresso, ma tosto s'avvide del pericolo, suggerì replicate giaculatorie che la nostra amatissima Madre parve udire; chiamò in tutta fretta; ma fu l'affare di un istante, la nostra veneratissima Madre più non era!... Passò dalla terra al cielo senza provare i dolori e le angosce dell'agonia [...] ciò avvenne il giorno 23 febbraio alle ore 2,15 ant. del 1911 »

« Un secondo documento, Morte della Madre suor Giuseppina Vannini, è più dettagliato: "Tornava dall'ultima visita alle case dell'Alta Italia [così padre Giuseppe da Monterotondo confessore della Madre] e la sua estrema debolezza la costrinse a porsi a etto. La malattia di cuore che da tanti anni le dava fastidio e che l'obbligava così spesso e così prolungatamente a riposi forzati doveva finalmente sopraffare quella fibra robusta. Questa volta " tutti ben presto si accorsero, ed essa per prima, che l'abituale infermità aveva fatto passi di gigante. Nonostante il riposo prolungato le forze non tornavano e il cuore diveniva sempre più irregolare. [...] Come avviene di ogni anima buona, in quell'ultima infermità risplendettero più che mai le virtù religiosa. La pietà verso Dio, la pazienza nei suoi dolori, l'amorevolezza con le suore, la docilità ai confessori, la premura per le altre, la mortificazione per se medesima, la gratitudine per ogni piccolo servizio, l'umiltà dei sentimenti, lo spirito di fede e di amor di Dio, erano cose che si potevano ammirare in lei, direi quasi continuamente [...]. Ma il Signore che predilige i servi suoi e perché appunto li ama li purifica con più cura per rendergli degni di sé, permise che la povera suor Giuseppina, prima di morire fosse provata con tribolazione ben più amara della morte stessa.
Ella che nello spirito aveva sempre goduto di un'invidiabile pace e serenità, qualche mese prima di passare a Dio cominciò ad essere agitata da angosciosi pensieri; parve che quel cuore il quale tanto aveva amato la comunità e ciascuna delle sue figlie e quindi aveva comunicato alla sua mente tanta lucidità e tanta vigoria, parve, dico, che quel cuore nel suo difettoso funzionamento volesse trascinare seco ogni vigore della mente, dello spirito e tormentarla in quello stesso ch'era stata dopo Dio, tutta la preoccupazione della sua vita religiosa, vale dire, la sollecitudine per quelle figlie che a lei si erano completamente affidate e che tanto l'amavano e la stimavano. Le si fissò in mente ch'essa lasciava l'Istituto in uno stato di completa miseria, prossimo quindi a disciogliersi e a perire, ch'essa con questo aveva tradita la fiducia di tante sue figlie avevano riposto in lei, che essa aveva ridotto a tali miserande condizioni, ch'essa per questo non poteva venir perdonata dal Signore e che era indegna dei sacramenti, indegna di comparire dinanzi ai sacerdoti e a veruna delle sue figlie. A nulla valevano per toglierle questo pensiero tutte le assicurazioni in contrario sia delle suore che la servivano, sia dei sacerdoti che la visitavano; riusciva per un momento a persuadersi, ubbidiva in quell'istante a ciò che essi suggerivano, ma subito dopo ritornava in quelle fissazioni di prima che sempre più la opprimevano, man mano che le forze venivano a mancare. Si può immaginare lo strazio di quanti l'attorniavano nel vederla così martoriarsi con tali pensieri, ricusare ogni cibo che le si apprestava, desiderare vivamente il sacerdote e tremare, quasi rea, ogni volta che il sacerdote le si avvicinava, paventare di vedersi innanzi le suore [...] Si piangeva e si pregava ma il Signore volle che sino all'ultimo durasse un tale stato della povera inferma. Ricevette essa in ogni modo tutti i sacramenti [...] 
Ripeteva con i sacerdoti bene spesso atti di amore e di piena fiducia in Dio e nella Vergine, finché nella notte fra il 22 e il 23 di febbraio del 1911, alle ore 2, cessò di vivere sulla terra per cominciare a vivere nel Cielo »
Bruno Brazzarola, Madre Giuseppina Vannini Fondatrice delle Figlie di San Camillo (1859 - 1911) pp. 301 - 303
Madre amata Giuseppina, dal Cielo 
intercede per noi tue figlie!

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