«Chiedete e vi sará dato» Commento al Vangelo del 24 luglio 2016, XVII domenica del TO

"Abbiamo bisogno della vita di preghiera per essere capaci di vedere Cristo sotto le sembianze del volto sfigurato dei poveri". Così Madre Teresa di Calcutta proferiva ai giovani di Milano nel 1973, mettendo l’accento non solo sull’amore per i poveri, sul servizio reso ai poveri, ma sulla dimensione della preghiera, asse portante della vita di ogni cristiano e di ogni servizio che egli rende ai poveri. E parlando della comunità da lei fondata così chiosava: "Il nostro pregare insieme è la nostra forza". In questo secondo passaggio evidenziava l’importanza di una vita di preghiera vissuta in forma comunitaria. Non, dunque, una preghiera intimistica, ma fraterna, una preghiera fatta insieme alla comunità. 
Pregare è importante, ma pregare insieme è rafforzante. 
È proprio sul tema della preghiera che ci fa riflettere la liturgia della Parola di questa domenica del tempo ordinario. Nella prima lettura del libro della Genesi, con Abramo “caparbiamente” orante, troviamo un modello di preghiera di intercessione. La preghiera di Abramo è una preghiera insistente. L’insistenza è una caratteristica della preghiera di intercessione. Quella del padre Abramo non è una preghiera mirata ad avere, quanto concentrata a mettere in risalto la benevolenza di Dio, di un Dio che, proprio attraverso la preghiera, entra in relazione con l’uomo, manifestandogli il suo amore misericordioso. La preghiera, nella versione della prima lettura, è il canale privilegiato che unisce Dio all’uomo e l’uomo a Dio. La pericope lucana in lapidarie battute ci presenta diverse scene: Gesù che prega, i discepoli che chiedono di imparare a pregare e, ancora il Maestro di Nazareth che insegna a pregare. 
Devono essere rimasti scossi i discepoli nel vedere Gesù che pregava, tanto da avanzare la richiesta di saper fare come lui. Attendendo che finisse, i discepoli avranno spiritualmente spiato il loro Maestro mentre era intento a pregare. Gesù la preghiera l’ha vissuta. Questo vuol dire vivere un rapporto intenso con il Padre. 
Pregare è tessere un rapporto confidenziale con il Signore, così come seppe già fare Abramo con la sua insistenza. Altro non significava quell’insistenza che mettere in risalto anche una certa familiarità tra Dio e l’orante, una certa intensa confidenzialità, tanto che l’autore sacro della Genesi specifica che lo stesso Abramo dice: "Vedi come ardisco parlare al mio Signore". L’ardire di Abramo esprime confidenza, relazione vera. 
È l’ardire che anche Gesù ha avuto nel suo rapporto orante con il Padre. Ed è quell’ardire che la stessa beata Madre Teresa di Calcutta mette in risalto quando dice che "abbiamo bisogno della vita di preghiera". È quel bisogno di preghiera che ci fa allacciare rapporti intimi e confidenziali con Dio. È quell’ardire che animare la nostra vita di preghiera per poter vivere un rapporto intimo, speciale, straordinario, avventuroso e confidenziale con Dio. Senza mai stancarci! 
Onofrio Antonio Farinola*
Sacerdote capuccino

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