In pellegrinaggio a Roma la reliquia di S. Camillo de Lellis a 400 anni dalla morte

Proseguono le cerimonie per il quarto centenario della morte di San Camillo de Lellis. Oggi, il cuore del Gigante della carità ha fatto tappa all’Ospedale "Madre Giuseppina Vannini" di Roma.  

Il servizio di Davide Dionisi

Il cuore di San Camillo de Lellis nel cuore della sofferenza. Oggi, [14 ottobre] la reliquia dell’Apostolo di Bucchianico ha fatto tappa nell’Auditorium del nosocomio romano tenuto dalle sue Figlie, l’Ospedale “Madre Giuseppina Vannini”. Attorno ai sacri resti si è riunito in preghiera il personale sanitario, le religiose, gli ammalati e i ragazzi che frequentano il corso di Laurea in Infermieristica della Scuola “Padre Luigi Tezza”. La riflessione ha evidenziato che a quattrocento anni dalla scomparsa di San Camillo, primo grande riformatore del servizio nei confronti di chi soffre, il malato continua a essere una scuola di teologia e di spiritualità. Insegna ad amare Cristo così come ad amare il prossimo. Per questo, è importante assicurare un trattamento eccellente non solo sotto il profilo sanitario, ma anche sotto l’aspetto umano. La Santa Messa è stata presieduta dal superiore generale dei Ministri degli Infermi, padre Renato Salvatore. A lui abbiamo chiesto se il messaggio di San Camillo può essere considerato ancora attuale.
R. – E’ un messaggio certamente molto attuale, poiché la sofferenza, la malattia in un modo o in un altro, direttamente o indirettamente, tocca qualsiasi persona, e in quel momento siamo particolarmente fragili e bisognosi della solidarietà e della presenza di qualcuno accanto a noi.
D. – A 400 anni dalla morte dell’Apostolo di Bucchianico, che messaggio ha lasciato ai Camilliani ma anche a chi è particolarmente vicino al letto della sofferenza?
R. – Di lottare: lottare per il bene, unendo, coinvolgendo tutte le forze positive che ci sono, e sono veramente tante. E l’Italia, in particolar modo, si distingue per la forza del volontariato, della solidarietà, soprattutto nei momenti del bisogno. Occorre anche però che questa battaglia per il bene all’interno delle strutture sanitarie sia fatta con il coinvolgimento di tutte le persone.
D. – Si parla sempre più spesso di umanizzazione degli ospedali, della sanità: che contributo danno i Camilliani in questo senso?
R. – San Camillo diceva ai suoi religiosi, e quindi lo ripete un po’ a tutti gli operatori sanitari: “Più cuore in quelle mani!”. Ossia, certamente serve la professionalità, ma occorre anche tanta umanità.
D. – Ha senso parlare di "100 braccia" della carità in un momento di spending review, in un momento in cui la sanità sta soffrendo così tanto, perché non può contare su sostegno economico da parte delle istituzioni?
R. – "100 braccia" significa anche che se tutti ci coinvolgiamo soprattutto nella fase preventiva di tante malattie, certamente ci sarà un risparmio enorme, tenendo conto che nel mondo dell’economia e della finanza il valore fondamentale e ciò che fa risparmiare di più è proprio l’etica.

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del sito Radio Vaticana

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