Simposio: La "fantasia della carità" a servizio del malato.

16 ottobre 2012
Inaugurazione della nuova sede del Reparto di Medicina Uomini e il nuovo Triage e sala "Codici Rossi", nell'arco dei festeggiamenti per il Centenario della Casa Madre e della Festa Liturgica della Beata Madre Giuseppina Vannini.
La Benedizione è stata presieduta da Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Francesco Gioia.
Sono state ristrutturati i locali del Pronto Soccorso dell'Ospedale Madre Vannini destinati al triage ed all'assistenza dei pazienti critici.
Di seguito il Simposium nell'Auditorium "Madre Vannini": La fantasia della carità: il malato al centro nell'esperienza Camilliana; contando come relatori Mons. Francesco Gioia, il Dott. Claudio Santini Primario dell'UOC di Medicina dell'Ospedale Vannini; Dott. Demetrio Bilotta CPSE Policlinico Tor Vergata; Sr. Bernadete Rossoni Storica dell'Istituto Figlie di San Camillo; Sr. Teresina Kandathil Dott. e missionaria in Kerala - India; Sr. Lina Ravanelli missionaria in Benin. Moderatore: Dott. Davide Dionisi giornalista Radio Vaticana.








Sr.Bernadete ha parlato sullo sviluppo strutturale ed assistenziale nel corso di questi 100 anni di presenza a Topignattara.


Sr. Teresina ci ha mostrato come si incultura il nostro carisma in India nell'assistenza ai lebbrosi e ai disabili.







Sr. Lina ci ha raccontato l'esperienza di vita in più di 40 anni come missionaria in Africa, dove la carità si fa una vera fantasia d'amore e dedizione...


 Gruppo delle Superiore Provinciali, Superiore Locali d'Europa, Delegate e Formatrici che sono venute per partecipare al Corso di Formazione
nell'entrata dell'Ospedale Madre Vannini

Nel pomeriggio la Solenne Celebrazione Eucaristica presieduta da Sua Eminenza Rev.ma il cardinale Angelo Comastri, animata dal Coro del M° Marco Frisina. Sotto riportiamo l'intervista col cardinale Comastri rilasciata al Dott. Davide Dionisi (Radio Vaticana)

Cento anni e li dimostra. L’Istituto delle Figlie di San Camillo ha festeggiato martedì il centenario di presenza a Roma nell’Ospedale intitolato alla sua fondatrice: la Beata Madre Giuseppina Vannini. Lo ha fatto inaugurando due nuovi reparti e, in tempi di contenimento delle spese, soprattutto in campo sanitario è già questa una notizia. A seguire un Simposio dal titolo eloquente: “La fantasia della carità: il malato al centro dell’esperienza camilliana”. La giornata si è conclusa con la solenne celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Angelo Comastri, vicario generale del Papa per lo Stato della Città del Vaticano e arciprete della Basilica Papale di San Pietro. “La carità sia la vostra divisa”, ha detto il porporato durante l’omelia, facendo proprio uno degli insegnamenti della Vannini. Gli abbiamo chiesto come è possibile indossare questo abito in una società segnata da tanta indifferenza:

cardinale Comastri. - Ancora di più c’è bisogno di questo abito. Quando il cristianesimo ha fatto i primi passi nel mondo, c’era tanta crudeltà quanta ce n’è oggi, c’era tanta indifferenza quanta ce n’é oggi, perché la lotta tra l’egoismo e la dedizione appartiene alla storia del mondo. Eppure, i cristiani, fin dall’inizio, si sono chinati sugli ammalati con immenso rispetto e con immenso affetto, perché una parola di Gesù ci ha dato una consegna precisa: “Io ero ammalato”. L’ammalato è una delle presenze privilegiate di Gesù nel mondo, nella società, e noi cristiani lo sappiamo. Per questo, all’interno del cristianesimo sono nate verso gli ammalati tante opere di assistenza e di attenzione. Gli stessi ospedali sono invenzione cattolica, sono nati in Chiesa cattolica. L’organizzazione puntuale, programmata del malato, del sofferente, è un frutto del cattolicesimo. Basti pensare a San Giovanni di Dio, basti pensare a San Camillo de Lellis. Questo è l’ospedale. L’ospedale è nato in casa cattolica e oggi continua evidentemente la nostra attenzione verso gli ammalati e non finirà mai, fino al ritorno di Gesù.

Domanda. - San Camillo ci ha insegnato che lo strumento diagnostico più prezioso per la medicina è l’ammalato. Può essere ancora così?

cardinale Comastri. – Certamente, lo strumento diagnostico è l’ammalato amato, l’ammalato ritenuto prezioso e non un peso, l’ammalato ritenuto un dono e non un fastidio. Quando l’ammalato si guarda così e si ascolta così, si può fare una diagnosi, altrimenti si può curare il corpo, ma non si cura la persona.

San Camillo ci ha insegnato che lo strumento diagnostico più prezioso per la medicina è l’ammalato. Può essere ancora così? Con la superiora generale delle Figlie di San Camillo, Madre Laura Biondo, abbiamo affrontato il tema del giorno, la "fantasia della carità". Le abbiamo chiesto come sia possibile essere creativi lungo le corsie di un ospedale, soprattutto quando si è in stretto contatto con chi soffre:

R. – Ci deve essere una carica veramente forte di amore per il malato, meglio di carità. Se c’è questa, allora tutto si può inventare per rendere la degenza di un malato più serena, più umana. E allora sì che come San Camillo, o meglio come il Buon samaritano del Vangelo, noi veramente possiamo inginocchiarci davanti a lui per dirgli il nostro affetto e per dirgli che lui per noi è molto importante, perché ci permette di esprimere quella compassione che il Buon samaritano ha avuto per il malcapitato.

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