INNAGURAZIONE DEL PRIMO MONASTERO BENEDETTINO IN GEORGIA

Vogliamo rendere grazie a Dio per questa grazia!

Ieri è stato inaugurato il primo monastero benedettino in Georgia e a presiedere la celebrazione  c’era Mons. Giuseppe Pasotto, assieme ai concelebranti  Marek P. Beniamino (Nunzio apostolico di rito asiro caldeo), P. Misha (di rito Armeno cattolico) e molti altri sacerdoti della Georgia invitati per questa occasione.
Erano presenti inoltre varie delegazione dei villaggi cattolici. La chiesa era gremita, la ceremonia è iniziata all’esterno della chiesa con la processione dei sacerdoti che si sono fermati per qualche istanti sulla soglia della porta ancora chiusa. Mons. Giuseppe Pasotto ha fatto una preghiera seguita dal saluto di benvenuto del  parroco p. Zurab. Di seguito è stata recitata una altra preghiera e Mons. Pasotto ha consegnato le chiavi  al Parroco P. Zurab che ha aperto la porta e la processione ha continuato. Prima sono entrati i sacerdoti e poi i fedeli. Le monache si trovavano dietro all’altare.
Inizio con la Solenne Processione




Si è iniziata così la celebrazione eucaristica con la benedizione del acqua, dell’incenso e la consacrazione dell’altare.
Durante l’omelia Mons. Giuseppe ha ringraziato Dio per questo grande dono che ha fatto al popolo georgiano e ci diceva che la chiesa è luogo d’incontro del cielo con la terra, della voce di Dio con il grido dell’uomo. La chiesa è il luogo di preghiera del santo che teme di diventare peccatore e del peccatore che prega di diventare santo. E’ luogo di chi ringrazia per la salute riavuta e di chi piange per l’amore tradito. La chiesa è luogo di  tutti, dove ognuno si sente a casa sua, perchè Dio ama tutti indistintamente ricchi e poveri, giovanni e adulti, devoti e meno devoti. 
Questa chiesa è il primo santuario dedicata alla Regina del Rosario, a Maria la Madre di Dio, è dedicata quindi alla mamma che sa presentare al Figlio ogni nostra preghiera, ogni nostro grido di dolore e ogni nostro grazie rivestito di gioia. “Nutro viva speranza – ha proseguito Mons. Pasotto -  che chiunque verrà in questo edificio sacro per pregare, in particolare con la preghiera del Rosario, otterrà la pace del cuore e la fecondità dello spirito. Si sentirà abbracciato da Maria, protetto da ogni nemico e portato con amore davanti a Dio.

Il Monastero
Accanto a questa chiesa da oggi inizia la vita di un monastero di clausura, una comunità che pregherà, lo scopo principale della vita secondo la regola di San Benedetto. Venite a trovare queste monache, fatevi sentire vicine a loro, sentitevi responsabili anche della loro vita. A voi monache di San Benedetto il mio grazie e il grazie di questa chiesa per aver accolto l’invito a far nascere una comunità monastica in questa terra di Georgia.  
Alla comunità cattolica di Akalzike, voglio esprimere tutta la mia gioia per avere ottenuto finalmente un luogo adatta per la celebrazione della Sacra liturgia. L’avete atteso, domandato al Signore, ora siatene degni. Le pietre non hanno anima, ma voi dovete essere l’anima di questa chiesa voi “le pietre vive” - come questa chiesa è sul monte ben visibile da tutti - siano visibili l’amore e la fede che c’è nel vostro cuore”. Mons. Giuseppe concludeva l’omelia chiedendo l’intercessione di Maria Regina del Santo Rosario, la pace per la nostra nazione, la protezione della nostra chiesa e la forza per essere degni discepoli del Signore come lo sono stati i Santi che ci hanno preceduto.
La celebrazione è proseguita con le offerte:  è stata  portata la tovaglia da una famiglia, poi il pane e il vino. 
Alla fine della celebrazione il Nunzio Apostolico ha letto il telegramma del Papa  Benedetto XVI con l’augurio ogni bene a tutti e una benedizione alle suore Benedettine. P. Zurab ha ringraziato Mons. Giuseppe per la bella celebrazione e poi ha invitato tutti per l’agape fraterno, seguito da un piccolo concerto.
Ancora una volta ringraziamo Dio per il suo amore e chiediamo a Maria Regina del Rosario, a San Benedetto, a Santa Scolastica e a tutti i Santi di questa terra di pregare per la Georgia e per tutti noi.
Sr. Corina Mogollòn


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